La medicina generale è sfinita. E c’è chi ne vuole approfittare.
È stata una battaglia durata un anno ed è stata così dura, così intensa che i medici di famiglia ne escono decimati.
Dapprima siamo stata la categoria che ha subito più perdite a causa del virus che ci siamo trovati ad affrontare a mani nude, nelle case e negli studi, senza mezzi né informazioni. Poi lo stress, con tanti di noi che non hanno retto un carico lavorativo e soprattutto psicologico inimmaginabile: nessuno di noi pensava si potesse lavorare così tanto oltre al tanto che già facevamo, e spesso con un coinvolgimento emotivo e di responsabilità molto alto.
Infine la delusione, per un sistema che ancora una volta ci è stato lontano, ci ha sfruttato, ci ha imposto un ruolo impiegatizio che non è nostro ma che si è voluto caricare su di noi perché costa meno che far funzionare gli uffici che non sono riusciti né riescono ancora oggi a svolgerlo. Sistema che ora progetta riforme che portano lontano dalla valorizzazione del nostro ruolo. Delusione che é anche nei confronti di alcuni assistiti che hanno preso ciò che era emergenza per renderla normalità e avanzare pretese che nulla hanno a che fare con l’assistenza che dobbiamo fornire loro e che ha un perimetro delimitato dal nostro contratto con il servizio sanitario oltre che dalla nostra etica.
Tutto questo ha fatto sì che tanti di noi se ne siano andati, soltanto in parte sostituiti da giovani a volte del tutto formati, a volte meno, per la necessità di fare in fretta e coprire un posto lasciato scoperto, ma sempre sottoposti a un carico lavorativo enorme ed immediato che spesso li ha stremati e qualche volta sopraffatti al punto da costringerli a loro volta a lasciare.
Il futuro si presenta nero: nonostante le parole ripetute ormai da 30 anni e risuonate spesso durante l’emergenza sulla centralità dei medici di famiglia, gli interessi economici sono tutti sul versante ospedaliero con i grandi investimenti dei privati che la politica “deve” tutelare mentre gli interessi “elettorali” sono tutti verso una disponibilità assoluta senza alcun riguardo per la qualità della prestazione e per il rapporto fiduciario che invece è la vera base del nostro lavoro. Fiducia che nonostante tutto questo è ancora viva fra gli assistiti, nonostante le campagne di stampa organizzate contro un bersaglio “facile” ma allo stesso tempo fondamentale perché ultimo baluardo del sistema sanitario nazionale contro la “sanità plastificata” offerta da troppi gruppi privati con la connivenza della politica. Gli assistiti, a differenza dei giornalisti e dei politici ci vedono, ci sentono, ci trovano e ci apprezzano. Per loro siamo davvero centrali e molte decisioni vengono ormai prese solo dopo averci consultato, spesso anche quelle non strettamente competenti al medico di famiglia.
Spesso ciò si traduce in risparmi anche economici per la parte pubblica e per l’assistito e questo il sistema non lo può tollerare. Certo, anche fra di noi, come in tutte le categorie, esiste chi scappa, chi svicola, chi non offre un servizio adeguato ed è proprio grazie a questa minoranza che chi ha interesse a smantellare dalle fondamenta il nostro servizio sanitario, trova le occasioni per farlo. Ma, come potete leggere in questo sondaggio, la gente sa e non bastano gli articoli di giornale a farle cambiare idea.
Questo però non basterà e la lotta deve vedere Medici e assistiti alleati. La loro sconfitta aprirebbe le porte a qualcosa che con l’assistenza sanitaria equa e universale sognata dal SSN ha ben poco a che fare: non ci sarà più argine all’avanzata della sanità privata. A farne le spese sarà la fascia dei meno tutelati, vale a dire i sottoimpiegati, gli sfruttati con i contratti senza tutele e tante donne che hanno scelto (o hanno dovuto) lavorare per la propria famiglia. Inoltre, senza il rapporto di fiducia con il proprio medico nessuno tutelerà l’assistito davanti alle distorsioni del sistema, ai soprusi e al mancato rispetto delle regole, come già oggi avviene con le vergognose liste d’attesa, problema mai affrontato strutturalmente perché funzionale a un certo tipo di sanità.
L’alleanza medico paziente deve farsi carico di combattere per migliorare l’assistenza sul territorio dove il pubblico deve essere presente e svolgere una vera funzione di coordinamento, controllo e sanzionamento.
Solo un ben dosato mix fra pubblico e privato, fra medico e paziente e fra diritti e doveri di tutti potrà rilanciare la medicina generale e con essa tutto il territorio, fornendo risposte vicino a chi ne ha bisogno.